Sentenza storica: se fa caldo, è colpa dei governi!

Pubblichiamo articolo a firma Gaetano Masciullo, che ringraziamo per la gentile concessione, filosofo, autore, podcaster e collaboratore del gruppo editoriale italiano Fede & Cultura. Autore di “L’Ariete del modernismo” (2022) e “La Tiara e la Loggia” (2023), è impegnato anche nella divulgazione della filosofia e della teologia cattolica. Da gennaio 2024 è collaboratore di “Young Voices Europe”.

di Gaetano Masciullo – Si possono stravolgere le leggi nazionali sulla base di denunce e condanne a livello sovranazionale? A quanto pare sì, visto l’esito di quanto accaduto a inizio aprile. L’associazione “Verein KlimaSeniorinnen Schweiz” (Anziane per il clima Svizzera) aveva denunciato, nel 2016, la Confederazione Elvetica per il mancato assolvimento del dovere di scongiurare “un aumento della temperatura media globale di oltre 1,5 gradi”, secondo quanto stabilito dagli accordi di Parigi sul clima del 2015 (Cop21). La vicenda è arrivata infine presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, con il supporto di GreenPeace e di varie persone indipendenti, tra le quali quattro signore ultraottantenni che hanno ritenuto giusto unirsi al coro e muovere una seconda denuncia per indicare la Svizzera come responsabile dei propri peggioramenti di salute, riscontrati negli anni scorsi durante le ondate di calore estive. Secondo le rispettabili signore, questi malori sarebbero segni inequivocabili di una violazione del “diritto alla vita” e del “diritto al rispetto della vita privata e familiare”.

L’esito? La Corte ha dato ragione all’associazione. Le ultraottantenni invece hanno visto la propria denuncia rigettata. Ma non è la prima volta che una denuncia del genere giunge all’attenzione del Tribunale Europeo. A settembre 2023, un gruppo di giovani portoghesi aveva denunciato il Portogallo e altri 32 (!) Stati dell’Unione per una presunta simile inadempienza. L’ex sindaco di Grande-Synthe, paesello situato nel punto più a nord della Francia, aveva intentato un processo analogo contro il proprio Stato. Per entrambi i casi, la Corte aveva respinto l’accusa: avrebbero dovuto denunciare il governo prima presso i tribunali dei propri Paesi, e poi presso quello europeo. Come infatti le zelanti ecologiste over-70 svizzere hanno fatto! E infatti, la denuncia delle anziane signore è stata accolta.

Conseguenza? Adesso la Svizzera dovrà sborsare 80.000 euro all’associazione delle arzille e simpatiche ecologiste. Non solo. La Svizzera – pur non essendo uno Stato membro dell’Unione Europea – è intimata ad assolvere al proprio dovere per ridurre la temperatura media globale, perché firmataria di quei famigerati accordi. Come deve fare? Problemi della Svizzera. Pur non potendo dimostrare il nesso di casualità diretta tra le giornate troppo calde, che suscitano malori alle anziane signore desiderose solo di passeggiare tra i verdi e ridenti parchi delle cittadine elvetiche, e una presunta negligenza del governo svizzero, adesso la Confederazione deve non solo pensare a qualcosa per risolvere la calura (a primavera inoltrata), ma anche dimostrare di averlo fatto!

Questa sentenza viene considerata una “sentenza storica” per almeno due motivi. Il primo è che essa ha ampiamente dimostrato come le cosiddette climate ligations (cause climatiche) possono costringere gli Stati a cambiare politica, e a interferire più pesantemente sulle industrie, la libertà di circolazione, in una parola: sull’economia interna, con l’obiettivo di ridurre le fantomatiche emissioni di CO2. Il secondo motivo è che il caldo eccessivo può essere presentato come la violazione di uno dei diritti fondamentali dell’uomo.

La sentenza prevede, inoltre, che la Confederazione dimezzi le emissioni di gas serra entro il 2030 e azzeri le stesse entro il 2050. Una situazione che dovrebbe fare seriamente preoccupare chiunque abbia conservato in politica un minimo di lucidità. Non è possibile punire gli Stati e, in questo modo, rallentare o addirittura bloccare le economie per un fenomeno che non è immediatamente riconducibile all’azione umana e soprattutto alla negligenza dei singoli governi. Se la Svizzera è stata punita così facilmente, pur trattandosi di uno di quei pochi Stati che, secondo gli stessi “guardiani del pianeta”, è riuscita a mantenere le promesse del Protocollo di Kyoto, cosa accadrà a quegli Stati che non potranno permettersi una simile efficacia senza compromettere gravemente le proprie economie?

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